Archi Magazine - luglio/agosto 2013

Archi Magazine - luglio/agosto 2013

Il Concorso "Postacchini" compie 20 anni. Un successo straordinario per il XX Concorso Violinistico Internazionale “Andrea Postacchini”

FERMO - Beati loro. I numi dell’Olimpo, Apollo, Giove, Giunone, le tre Grazie e le sei ore notturne danzanti dalla loro posizione privilegiata sul soffitto del Teatro dell’Aquila di Fermo – son lì da quasi due secoli, felice espressione del pennello del romano Luigi Cochetti –, da vent’anni non si perdono un’edizione dell’Andrea Postacchini. Che invidia. Chissà se anche loro, da lassù tra quelle soffici nuvolette, seguono rapiti le prove, si appassionano, aspettano con impazienza i risultati, esultano per la vittoria di uno o si indignano per la mancata vittoria dell’altro concorrente...

Una cosa è certa: anche loro si saranno sicuramente accorti che il Postacchini, nato nel 1994 da un’idea di una coppia di signori di mezza età che volevano organizzare un evento internazionale per la loro città, ha seguìto «una traiettoria di costante crescita che l’ha portato in una posizione di élite a livello internazionale» per citare le parole del Conte Giulio Vinci Gigliucci, presidente del Centro Culturale Antiqua Marca Firmana che organizza il concorso.

Un successo straordinario, confermato dallo stato di ottima salute di cui gode tuttora l’evento, in un’epoca di crisi in cui molti altri concorsi internazionali italiani (e non solo) sono, realisticamente, o moribondi, o deceduti, o in attesa di resurrezione. Il segreto del Postacchini sta nell’incessante lavoro dei fondatori, Milena Rogante e Roberto Perticarà («per noi il Premio è come un secondo figlio»), e di un gruppo ristretto di altri volontari dell’Antiqua Marca Firmana; nella loro straordinaria capacità di coinvolgere le istituzioni e le aziende del territorio (potrebbero scrivere un manuale di fundraising); nel passaparola in tutto il mondo alimentato dagli ex giurati, sempre felici di tornare a Fermo (complici, oltre all’ottima organizzazione, anche il buon cibo e l’armoniosa e rilassante bellezza delle colline marchigiane) e di mandarvi i propri allievi.

Per celebrare il ventennale quest’anno è stata riunita, come in popolare film degli anni ’90, una banda di ex presidenti: una commissione composta da ex presidenti di giuria provenienti da quattro continenti diretta dall’austriaco Josef Hell, che per una settimana ha lasciato gli impegni con i Wiener Philharmoniker e la Wiener Staatsoper per essere di nuovo a Fermo. Gli iscritti, dagli 8 ai 35 anni, sono stati in tutto 110, provenienti da 36 Paesi.

Mentre nella maggior parte dei concorsi internazionali di violino in Europa i concorrenti si sfidano in un’unica categoria con un’età media solitamente tra i 18 e i 26 anni il Postacchini è una tra le poche competizioni ad essere articolata in diverse fasce: categoria “A” (8-11 anni), “B” (12-16 anni), “C” (17-21 anni) e “D” (22-35 anni): sicuramente un incentivo per i molti “giovanissimi” di talento desiderosi di confrontarsi con altri violinisti della loro età. Ciò spiega l’altissimo livello della categoria “B”, quasi ogni anno la più interessante dell’intera manifestazione.

Anche quest’anno non sono mancati candidati iscritti alla categoria superiore rispetto alla propria età (il regolamento lo permette) e arrivati fino al podio, come l’inglese Edward Tomanek-Volynets (11 anni), giunto secondo nella “B”, e il cinese Yiliang Jiang (di soli 17 anni), arrivato secondo nella “D”.
Un altro dato straordinario è stata la notevole partecipazione dei violinisti italiani: in gara ce n’erano ben sedici. Di questi, tre sono arrivati a disputare le finali e due sono saliti sul podio: l’italo-tedesca Mira Marie Foron (11 anni) prima nella categoria “A” e il fiorentino Matteo Cimatti (13 anni) terzo nella categoria “B”, definito da Felice Cusano (alla seconda esperienza in giuria) “uno straordinario talento”. Il Premio Città di Fermo, assegnato al concorrente italiano che ha meglio eseguito i Capricci di Paganini, è andato a Fabrizio Falasca (25 anni), che si è fermato alle semifinali complice una brutta influenza.

Tuttavia la vera trionfatrice del 20° Postacchini è stata la neozelandese Amalia Hall (24 anni). Laureata al Curtis Institute of Music e già Spalla della Auckland Philharmonia, è risultata la vincitrice della categoria “D”, del Premio Assoluto consistente in un violino di Alberto Cassutti e un archetto di Walter Barbiero, e del Premio “per la migliore interpretazione di una composizione del XIX, XX e XXI secolo”. «Un’eccellente musicista - ha detto di lei il presidente di giuria Josef Hell -, pienamente consapevole di cosa sta suonando: della partitura, dei suoi colori e dei suoi elementi espressivi. È stata la migliore in ogni prova».

Felice Cusano, invece, ha sostenuto fino all’ultimo il cinese Yiliang Jiang, giunto secondo: «Noto spesso un’avversione nei confronti degli orientali, liquidati come ottimi esecutori privi di personalità: un partito preso che mi dà molto fastidio, perché non è così! Jiang nella seconda prova ha eseguito Ysaÿe in maniera incredibile e in finale il suo Paganini aveva una forza, una chiarezza, una precisione... nell’Adagio mi sono emozionato. Un musicista così secondo me doveva ricevere il Primo Premio».

Per la cerimonia di premiazione e il concerto dei vincitori il Teatro dell’Aquila, come di consueto, era gremitissimo nei suoi 1.000 posti divisi tra platea e 124 palchi disposti su cinque ordini. Peccato per la mancanza di pubblico durante le finali (allievi del Conservatorio di Fermo: dove eravate?): c’è molto da apprezzare e da imparare anche da chi non viene premiato.

Grande e meritata festa dunque per gli organizzatori, i giurati e tutti i vincitori, prima fra tutti Amalia Hall, che ha eseguito egregiamente il Concerto di Sibelius con l’Orchestra Filarmonica Marchigiana.

Cin cin e lunga vita al Premio Postacchini!

Luca Lucibello

Categorie e Argomenti